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sabato 17 marzo 2018

Una gioia a doppio senso

Corrispondenze, di Laura Torresani

Mi si illuminano gli occhi e il cuore, quando ricevo un dono che non stavo aspettando. Nella sorpresa il regalo si fa dono.
In tale atto, infatti, si nasconde qualcosa di più di un semplice scambio di oggetti e di pensieri. Si valica, in un certo senso, il muro della prevedibilità e delle aspettative programmatiche, di chi è sempre pronto ad attendere quello che desidera. D'altronde lo si vede benissimo anche nel significato del termine "sorpresa", ossia "cogliere all'improvviso".

Fare un dono non è un'operazione così scontata, a ben pensarci. Infatti, è necessario che il donatore si metta in gioco e si sporchi le mani, dedicando il proprio tempo e la propria immaginazione per pensare che cosa regalare alla persona interessata. Penso che già questo primo gesto rappresenti un'uscita da sé da parte di chi dona nei confronti del destinatario.
Il dono ci permette di definire al meglio la nostra identità in relazione all'altro, che viene in questo modo percepito come un soggetto. Infatti, il donatore, quando pensa ad un regalo per una particolare occasione, non può permettersi di scegliere un oggetto qualsiasi, ma deve riflettere sull'uso che il destinatario potrebbe riservare a quel dono.

Un regalo, quindi, non rappresenta l’adempimento di un obbligo, ma è una pura e semplice faccenda di gratuità. In una cultura, purtroppo impregnata dall'usa e getta e dominata per la maggior parte dei casi dal regime del consumo, la riscoperta della valenza sociale del dono forse potrebbe rivelarsi un pass par tout per accedere ad un vero modo di intendere il valore relazionale del regalo.
Infatti, ne siamo consapevoli tutti, quando facciamo una sorpresa ad una persona cara, la felicità è un regalo sia per chi dona sia per chi riceve. Essa, del resto, racchiude orizzonti più ampi del semplice scambio di doni.

È difficilmente spiegabile quell'emozione che ci pervade quando vediamo gli occhi luminosi e sorpresi di un amico o una persona a noi cara, quando riceve un regalo o un semplice pensiero, che non si aspettava da noi. Abbiamo provato tutti quella "gioia a doppio senso", che è segno di una sorpresa ben riuscita. Per questo motivo, sono convinta che anche la cura dei particolari non sia affatto scontata. Infatti, come in un rituale penso che ogni cosa abbia il suo peso e il suo valore.
Cercare le parole adatte per scrivere un biglietto, ritagliarsi del tempo per la consegna del dono, poter osservare lo sguardo della persona che scarta il pacco, scambiarsi un abbraccio ed ascoltare le parole pronunciate da chi è rimasto sorpreso da noi sono tutti gesti che possono riempirci di tanta serenità e di conseguenza possono essere per noi stessi un dono. In quel regalo non c'è solamente un oggetto, ci siamo dentro anche noi con i nostri pensieri e la fantasia che noi abbiamo impiegato per crearlo e per dargli vita. In un certo senso è come se in quel pacchetto ci fosse anche un frammento di noi, che personalizzi ancora di più quella sorpresa.

Pensare ad un dono, allora, non si riduce solamente a cercare "articoli da regalo" già confezionati, dentro i quali c'è ben poco di noi. Fare un regalo è qualcosa di più, quasi come mettessimo in circolo frammenti di Bellezza, quella spontanea e semplice che abita nel cuore di ciascuno di noi. In fondo, lo sappiamo bene: tutto ci è stato donato gratuitamente e a quale titolo noi possiamo tenere tutto per noi?

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