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venerdì 16 giugno 2017

Brutti e cattivi!

I bambini lo sanno bene...non c'è fiaba che si rispetti che non annoveri tra i suoi personaggi almeno una figura spaventosa...un lupo famelico, un orco altrettanto ingordo, una perfida strega, una sorellastra maligna e invidiosa...

Le dinamiche sono universalmente note: senza nessuna reale possibilità di spuntarla, crudeli aspiranti sovrani e iraconde fattucchiere bistrattate tentano con ogni mezzo di trascinare nella loro stessa rovina padri generosi, dolci principesse, giovani dall'animo nobile, bambini sfortunati, vedendo progressivamente e irrimediabilmente sfumare ogni illusoria velleità di soddisfazione.
Universalmente noto è anche il profondo significato che tali dinamiche sottendono: esse consentono ad ogni bambino di dare forma e volto alle paure più nascoste, ai pensieri più inconfessabili che abitano il suo cuore, insegnandogli a riconoscere e ad accettare l'infinita gamma degli impulsi e delle emozioni che si agitano nel suo inconscio, suggerendo allo stesso tempo in ogni atto di bontà e gentilezza teso alla realizzazione di una felicità condivisa lo stile cui ispirarsi nelle piccole e grandi scelte di ogni giorno.

Nelle storie più datate, la divisione tra caratteri "positivi" e presenze "maligne" appare netta e inconfutabile; essi si fronteggiano in un confronto che non lascia spazio a dubbi, incertezze o sfumature di alcun genere. Più fedeli alla complessità della vita e dell'uomo, le storie più moderne hanno iniziato ad introdurre nelle loro trame soggetti dotati di un differente spessore, che la vicenda in questione o il suo antefatto mostrano essersi incattiviti in seguito ad una sofferenza patita o ad una delusione con cui non sono riusciti a fare i conti...soggetti nei quali luci e ombre s'intrecciano così da rendere meno immediata (e forse per questo anche più verosimile) una presa di posizione nei loro confronti.
In comune, tutti questi attori - totalmente o anche solo parzialmente negativi - hanno la condanna ad essere presentati come inconfutabilmente BRUTTI!

In risposta alla dolcezza dei lineamenti, all'eleganza delle movenze e alla soavità del canto di ogni nobile eroe ed eroina, non c'è antagonista che non sfoggi un naso bitorzoluto o una chioma indomita e stopposa, un corpo dalle forme sgraziate, una voce stridula, o almeno uno sguardo molto poco rassicurante. Insomma, un corredo di tratti tremendi che finiscono per estendersi ai luoghi nei quali questi "malvagi" risiedono e regnano...un corollario di lande desolate, boschi spettrali e castelli fatiscenti, dove il grigio e il buio diventano simboli della disperazione e della solitudine cui i loro abitanti si sono condannati.
Perché, se il Bene dev'essere in qualche modo desiderabile e accattivante, va da sé che il Male deve apparire quanto più tremendo e ripugnante possibile...una prassi di lunghissima data, che ha consolidato nel tempo il sovrapporsi degli ideali di onestà e bellezza, la coincidenza tra valore morale e avvenenza fisica...una consuetudine secolare che di epoca in epoca ha posto la celebrazione e la condanna di una serie di comportamenti socialmente accettati e rifiutati sotto il segno di determinate categorie etiche ed estetiche unanimemente riconosciute.

Una consuetudine della quale, molto prima che i fratelli Grimm e Christian Andersen dessero vita alle loro opere immortali, si trova traccia persino nel più antico di quegli straordinari compendi di racconti che la nostra cultura europea ha l'onore e il privilegio di avere a fondamento della propria tradizione: l'Iliade!
Racconti, perché il greco mythos significa proprio questo (come del resto le nostre fiabe e favole, formatesi dal latino fari, appunto "parlare", "dire"), che per generazioni si sono tramandati in forma orale, custodendo gli antichi saperi di un'intera civiltà, celebrandone la storia, le abitudini, le leggi, i doveri e i divieti, i riti...

Così, ecco che a combattere la regina di tutte le guerre si scontrano i guerrieri Achei e Troiani, tutti ugualmente perfetti, tutti meravigliose incarnazioni di quell'ideale di kalokagathìa che nel pensiero degli antichi Greci consiste nell'inscindibile connubio tra virtù fisiche e spirituali, e che nell'universo di Omero ha molto a che fare con il valore militare.
Sotto le mura della città di Troia, gli uomini in armi sono tutti kalòi, "belli" in quanto armoniosi nelle proporzioni e agili nei movimenti, padroni di una straordinaria potenza muscolare e capaci di dosarla al bisogno, veloci e scattanti, efficaci nel colpire, temprati alla fatica e al sacrificio; sul campo di battaglia, sono tutti agathòi, "valenti", coraggiosi e sprezzanti del pericolo, saldi e affidabili, ma anche ambiziosi e - laddove serva - scaltri perché così prevede il codice di comportamento delle illustri famiglie aristocratiche, dotati di una spiccata tendenza al comando e consapevoli della propria superiorità, in costante ricerca di quella gloria che eterni il loro nome presso i posteri anche a costo di perdere la vita...meglio morire con onore che macchiarsi della vergogna di aver abbandonato il proprio posto nello schieramento o di aver perso il proprio scudo!

Tutti, tranne uno...porta il nome di Tersite (Iliade, II, vv. 211-269) e a buon diritto può essere considerato il primo "brutto e cattivo" della letteratura occidentale. Il suo nome significa "Sfrontato" e nella sua persona si concentra tutto ciò che fa di un uomo un autentico anti-eroe: camuso, zoppo, gobbo, col cranio puntuto e i capelli radi, oltre che petulante, pieno di livore, instancabile maldicente, pusillanime e codardo.
Finisce bastonato Tersite, sotto i colpi di Odisseo che tra l'ilarità dei compagni lo rimprovera per aver osato insultare il grande Agamennone, signore degli eserciti, per essersi permesso di offenderne l'onore, macchiandosi del reato di lesa maestà. Di fatto già Achille si era scagliato contro il re, additandone la smodata bramosia e l'imperdonabile prepotenza...ma si trattava, appunto, di Achille, di un pari, di un capo in mezzo ad altri capi. Tersite è il grido fuori dal coro, è il germe della ribellione che si erge contro il pensiero dominante, è un soldato semplice in un mondo in cui la kalokagathìa è prerogativa esclusiva di una classe, è la verità inaccettabile perché svelata da chi socialmente non è neppure degno di essere ascoltato.

Non avrebbe potuto essere altrimenti...non potrebbe essere altrimenti, oggi come allora.
Eppure, forse, a volte varrebbe la pena di tendere l'orecchio per tentare di afferrare ciò che i paladini di tutti i miseri, i diseredati, gli sconfitti di ogni epoca hanno tentato e tentano ancora di urlare dal fondo dei baratri dove quasi sempre si preferisce farli finire.

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