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sabato 7 gennaio 2017

Auspici d'altri tempi

Byzantinegallery
Primo post del nuovo anno...c'è ancora spazio per gli auguri, giusto?...E dunque, che auguri siano!

Qualche giorno fa mi sono imbattuta in questa immagine meravigliosa e ovviamente, affascinata e incuriosita dal greco dei caratteri, ho provato ad indagare un po'.
Ho scoperto che il mosaico, attualmente collocato al British Museum di Londra, arriva in realtà da molto lontano e precisamente dall'antica città di Alicarnasso (l'odierna Bodrum, sulle coste dell'attuale Turchia). Fondata dai Dori intorno al 1000 a.C. all'interno di un'insenatura meridionale della regione al tempo nota come Caria, divenuta un vera e propria potenza grazie al commercio, essa entrò nella sfera d'influenza dell'impero navale ateniese prima e persiano poi, fu conquistata dai Macedoni, dai Tolomei d'Egitto, dall'isola di Rodi, per poi essere inclusa nella provincia romana d'Asia e rimanere per secoli una roccaforte della cultura latina ed ellenistica in oriente.
Nel corso degli scavi effettuati nel 1857, essa ha restituito non solo i resti dello straordinario monumento sepolcrale che la tradizione vuole fosse stato eretto dalla regina Artemisia in onore del fratello e marito Mausolo, governatore della città dal 377 al 353 a.C. (la costruzione, nota appunto come Mausoleo, era annoverata tra le 7 meraviglie del mondo antico), ma anche una quantità notevole di bellissimi mosaici policromi che ornavano una ricca dimora romana, edificata accanto all'imponente tomba regale e risalente al IV-V secolo d.C.

La serie delle scritte presenti sul pannello in questione si apre e si chiude con i nomi di due divinità...o meglio, i nomi sono quelli di due concetti astratti che, com'era consuetudine, venivano spesso personificati tanto che ad essi si finiva per rivolgersi come a delle autentiche entità deiformi.
Così UGIA, oltre ad essere "la salute", era indistintamente anche "la dea della salute", figlia di Asclepio (a sua volta dio della medicina, invocato per la cura delle malattie e per il ristabilimento della perduta sanità) e sorella di Panacea (preposta alle guarigioni ottenute per mezzo di erbe magiche e di piante medicamentose); custode delle pratiche igieniche e di tutti i comportamenti preventivi tesi a conservare il corretto benessere fisico e spirituale dell'individuo, essa era in genere raffigurata come una donna prosperosa, intenta a dissetare un serpente (simbolo della vita che continuamente si trasforma e si rinnova, esso era un elemento costante anche dell'iconografia del dio Asclepio).
Dal canto suo ELPIS era "la speranza", l'ultima dea, l'estrema risorsa dell'umanità, almeno secondo quanto raccontato da Esiodo nel mito di Pandora. Plasmata da Zeus con l'intento di punire gli uomini per il furto del fuoco operato da Prometeo, la donna aveva scoperchiato un vaso contenente i flagelli e le sciagure più temibili per l'uomo, disperdendoli nel mondo; solo la Speranza era rimasta chiusa all'interno, unico rimedio ancora disponibile che potesse in qualche modo alleviare le infinite pene del vivere.

Anche EIRENE ("la pace") era figura divina, figlia di Zeus e di Themis (dea del diritto e della legalità), una delle Ore, che presiedevano al rispetto delle leggi morali; era rappresentata con i caratteri di una giovane fanciulla recante in una mano un ramoscello di ulivo e una cornucopia, e nell'altra il piccolo Pluto, simbolo di quell'abbondanza e di quella ricchezza che solo la presenza duratura della pace è in grado di garantire e di assicurare.
ZOE era "la vita", il suo principio, la sua essenza; distinta dal bios che descriveva il tempo compreso tra la nascita e la morte del singolo e rimandava più specificamente a ciò che caratterizza e distingue l'esistenza umana, essa individuava piuttosto il soffio vitale del cosmo, quell'alito incondizionato e universale che l'uomo condivide con il mondo vegetale e animale.
CHARA, invece, "la gioia", la letizia, quel senso di gaudio fecondo che coinvolge il cuore e la mente...e infine EUTHYMIA, "la buona disposizione d'animo", quello sguardo pulito e sereno sul mondo, quel respiro ampio che rassicura, trasmette coraggio, infonde certezza.
Un elenco stupendo, un inno tutto al femminile: di genere femminile sono le 6 parole dell'antica lingua greca e tali rimangono anche nella loro traduzione italiana, femminili sono le incarnazioni sacre di alcune di esse...quasi che non si potesse che affidarsi al "femminile" ogniqualvolta si volesse parlare di desideri e progetti, di cura e custodia, di potenza rigeneratrice di un futuro tutto da attendere e da costruire, da sperare forse migliore del presente in cui si viveva.

Non sapremo mai chi abbia abitato in quella meravigliosa villa, chi abbia trascorso il suo tempo in quelle splendide stanze...se un nobile romano giunto lì da poco, che agli inizi di un mese di Ianuarius di tanti secoli fa guardava nostalgico verso il mare pensando alla sua patria così lontana...o qualcuno che ormai da generazioni sentiva quella come la sua vera e unica casa...se sia stato lì da solo o abbia avuto con sé la propria famiglia...
Di sicuro sappiamo che anche allora, quando l'uomo immaginava benedizioni per sé e per i propri cari, non pensava a nulla di troppo diverso da quello che immaginiamo noi.

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