Chi di noi, anche solo per averne letto sui banchi di scuola, non conserva dentro di sé il ricordo delle celebri madeleine di Proust e del loro straordinario potere evocativo?
Chi non ha immaginato almeno una volta di potersi accomodare tra Alice, la Lepre di Marzo e il Cappellaio a sorseggiare una tazza di quell'improbabile tè?...o di sbocconcellare in fretta saltando da un appuntamento all'altro quello stesso "pan di via" che consente a Frodo Baggins e ai suoi amici hobbit di raggiungere Mordor e di portare a termine la loro eroica impresa?...o ancora di assaporare il sofisticato brodo di tartaruga preparato da Babette per i suoi impettiti commensali e di assistere al miracolo di una cena nella quale le pietanze smettono di essere mero nutrimento per il corpo per farsi autentico simbolo di una volontà di essere o di non essere al mondo, di rifuggire la vita vera accontentandosi di sfiorarla oppure di abbracciarla godendone fino in fondo la pienezza?
Ingrediente indispensabile alla stesura di tante pagine illustri, il cibo è stato spesso raccontato dai libri; presente a volte come semplice contorno, altre volte come portata d'onore, esso è davvero in grado di veicolare in maniera sorprendentemente efficace le emozioni e gli stati d'animo dei protagonisti di moltissime storie, di renderne immediatamente riconoscibile la provenienza geografica o la condizione sociale, di descrivere l'ambiente in cui essi si muovono.
Nel contemporaneo proliferare di nuove diete e di testi dedicati, di dibattiti tra esperti e programmi televisivi che mettono l'alimentazione al centro di ogni interesse, capita così di imbattersi anche in qualcuno che ha saputo coniugare in maniera del tutto originale le sue passioni e che all'interno di un blog come The little library cafè (che personalmente trovo di una poesia unica!) parla appunto dei piatti che nel corso del tempo la letteratura ha saputo ispirare, riportando fedelmente le ricette sulle quali gli scrittori stessi si sono espressamente dilungati nelle loro opere e reinterpretando con un po' di fantasia quelle cui invece essi hanno dedicato solo qualche sporadica allusione.
Ma cosa succede quando una nutrita schiera di infaticabili lettrici (divenute di libro in libro anche amiche affiatate) decide di festeggiare in maniera del tutto singolare il sesto anniversario della nascita del proprio Gruppo di Lettura, lasciandosi guidare dal comune amore per la buona tavola e per la buona letteratura?
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...di venire magicamente accompagnate in giro per il mondo, stupendosi di come un'unica tavola possa narrare di così tanti paesi e di così tante epoche, di tradizioni e culture diverse...di ritrovarsi d'improvviso nella lontana India: nel piatto un'insalata di riso basmati arricchita di spezie, le stesse con le quali "la cuoca indiana sconfigge quotidianamente debolezze e dolori dei suoi cari" (Sorella del mio cuore) e nel bicchiere un coloratissimo lassi profumato di fiori e di frutti, a ricordare come sia in cucina che nella vita tutto sta nel riconoscere il miracolo custodito anche dalle cose più semplici (Il dio delle piccole cose)...e subito dopo nel cuore dell'Europa a gustare salatini ungheresi della terra della grande Magda Szabò...
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...succede di commuoversi assaggiando una deliziosa caponata, lasciando che il suo gusto pungente e insieme dolce evochi la durezza del quartiere palermitano di Brancaccio e l'amabilità della figura di padre Puglisi, magistralmente amalgamati da Alessandro D'Avenia nel suo Ciò che inferno non è...di mordere dei curiosissimi bignè salati riconoscendo nelle due parti che li compongono i protagonisti di Non lasciarmi, come quelle simili e allo stesso tempo differenti, dai destini identicamente e indissolubilmente accoppiati...
...di degustare tocchetti di frittata e uova sode con salsine, piccole prelibatezze da assumere in piedi, immaginando di essere state invitate ad un party sofisticato in compagnia de Il grande Gatsby, in mano un bicchiere di champagne, avvolte in abiti sontuosi, immerse nello sfarzo più eccessivo...e immediatamente dopo di stare sedute nell'erba della campagna siciliana del '700 a divorare arancini di riso insieme a Marianna Ucria e alla sua indimenticabile progenie...
...succede di addentare cotolettine di pollo con una panatura di mais insaporita all'aglio, fantasticando della nobiltà francese del diciottesimo secolo, cinica e libertina, descritta da Choderlos de Laclos nelle sue Relazioni pericolose...per poi ritrovare la stessa avvolgente peccaminosità in uno straordinario croccante al cioccolato...
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...e dopo la cena?...ovviamente la discussione sull'ultimo libro letto...si poteva forse concludere in altro modo?
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