Passano i giorni.
Dal sottoscala sale
tanfo di morte
Ghigno beffardo
come lama penetra
dentro la carne
Lei lo aspettava.
Morire fu facile,
lei lo sapeva
Di parole ascoltate, lette, scritte e ancora da inventare
A pochi giorni dalla nascita, mia madre fu portata a Rovetta su consiglio del dottore. Si era ammalata di pertosse e l'aria della montagna le avrebbe di certo fatto bene.
Per i successivi 7 anni
trascorse lì i mesi estivi insieme a sua madre (la nonna Santina), mentre il padre (nonno Fortunato), che gestiva un'attività di vendita e riparazione di biciclette, le raggiungeva durante i fine settimana.
Pensare che di te ho sempre aspettato ciò che segnava la tua interruzione...l'ultima ora prima dell'intervallo...l'ultima ora della giornata...l'ultimo giorno della settimana...l'ultimo giorno e basta, con l'estate davanti, tutta da riempire e inventare.
Un'altra ambulanza.
Quante sono?... Cinque?... Ventitré?... Millanta? Una di voi, non
ricordo chi delle tre, contava così, da piccola. “Conti come Heidi!”,
dicevo io, e sorridevo. Millanta era il mio numero preferito, sapeva di
cieli stellati e tappeti magici...continua su Wall Street International Magazine