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venerdì 12 maggio 2017

Domani nella battaglia pensa a me...

Javier Marìas
"...e cada la tua spada senza filo. Dispera e muori!".
Shakespeare, Riccardo III, Atto V, Scena III. A scagliare una simile maledizione contro il re sono in successione i fantasmi del fratello Clarence e della consorte Lady Anna, due di una nutrita schiera di spettri che alla vigilia della battaglia di Bosworth (che costò la vita al crudele sovrano, mettendo fine alla sanguinosa Guerra delle due Rose) appaiono a turbare il sonno dell'ambizioso despota, ricordandogli l'orrenda sequenza di uccisioni di cui egli si è macchiato nella sua folle e disperata ascesa al potere.
Al contrario, non c'è crimine nel romanzo che Marìas ha voluto così intitolare, non c'è premeditazione nel decesso che, imprevedibile e implacabile, sopraggiunge a stroncare la vita di una giovane donna...allo stesso modo, nessuno dei personaggi pronuncia mai effettivamente quelle parole di shakespeariana memoria...eppure esse ritornano, implacabili e ossessionanti, a occupare la mente confusa dell'uomo che di quel decesso si è trovato ad essere suo malgrado il solo testimone, perché identica nei versi del grande drammaturgo inglese e nelle pagine dello scrittore madrileno è la condanna dei vivi ad essere inesorabilmente infestati dal ricordo di chi ha già compiuto il grande trapasso.

Domani nella battaglia pensa a me...è, dunque, il grido silenzioso che Victor (così si chiama l'uomo) immagina gli rivolga la defunta, il cui spirito aleggia palpabile nell'atmosfera sinistra e asfissiante che pervade l'intero romanzo...il cui nome - Marta - suona troppo affine a "morta" per non ricordare costantemente al lettore che ella è colei che ormai non è più...il cui fulmineo passaggio nella vita del protagonista (conosciuto da troppo poco tempo perché sia stato minimamente possibile comprendere che direzione si sarebbe o non si sarebbe potuta dare alla loro embrionale relazione...) scatena infiniti interrogativi sul più universale e allo stesso tempo innominabile dei tabù, sulla più ancestrale e inaffrontabile paura.
In che modo si comporterebbero le persone, se sapessero che stanno per morire? Che sapore avrebbero le loro ultime parole...o le loro ultime azioni? Cosa resta di tutti quegli oggetti che improvvisamente smettono di essere utilizzati dai loro legittimi proprietari che soli ne conoscevano il valore, la provenienza, la storia?

Domani nella battaglia pensa a me...e quel grido silenzioso si amplifica e s'ingigantisce, arrivando a smascherare l'effimera fragilità che invade tutta quanta l'esistenza, tutte quante le esistenze, ben prima che esse giungano alla loro inevitabile conclusione.
Non meno fantasmatica di quella di Marta/morta, allora, non meno spettrale si rivela la figura di Victor, così inafferrabile nel suo essere e non essere, così sfuggente nel suo avere e non avere un'identità...ghostwriter di professione, capace di insinuarsi senza essere notato nell'intimità più privata di persone a lui del tutto estranee, incapace di riconoscere la consueta familiarità negli occhi di una donna un tempo profondamente amata...quasi a voler incarnare l'impossibilità di ogni autentica conoscenza di sé e degli altri, l'illusorietà di qualsivoglia sicurezza, l'incomunicabilità di una realtà incessantemente mutevole e della quale nulla si può univocamente raccontare o univocamente recepire.

Una visione indubbiamente amara e disincantata quella di Marìas...nondimeno, forse, non esaustiva di tutto il suo pensiero. Il monito minaccioso di Marta, infatti, non può non risuonare anche come una disperata invocazione a non essere dimenticata, in esso non si può non cogliere un'accorata preghiera affinché, chi rimane, conservi traccia di lei e del suo essere stata di questo mondo. Ed è quello che di fatto accade, perché da quell'incontro, seppur imperfetto e incompiuto, Victor esce inevitabilmente e irreversibilmente trasformato.
Che attraverso una storia tanto strana, scomposta, illogica e a tratti persino morbosa, Marìas abbia voluto in realtà celebrarla questa nostra vita?...senza nasconderne le ombre e i limiti, cercando al contrario di risvegliare la consapevolezza che nel bene e nel male ciascuno è inestricabilmente legato agli altri e che da loro viene costantemente plasmato, determinato, influenzato?...ricordando che attraverso la percezione delle altrui imperfezioni e mancanze, errori e insuccessi, ognuno può e deve confrontarsi con le proprie imperfezioni e mancanze, con i propri errori e insuccessi?...mostrando che a tutti noi, finalmente risvegliati e liberati da ogni preconcetto e illusione, è data l'occasione di imparare ad affrontare la fatica del quotidiano esistere con lo sguardo indulgente di chi sa che non c'è altra via se non quella di accettare e accettarsi, di perdonare e perdonarsi?

Domani nella battaglia pensa a me...

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