Rubriche

Home               Inizia qui               Leggendo con brio               Emozioni in corso               Parole senza tempo

venerdì 22 settembre 2017

L'aria che si respira

 
No, questa non è un'immagine di repertorio; l'ha scattata il mese scorso un'amica originaria della nostra splendida Sicilia, un'amica che ogni estate torna nella sua amata terra ed è così speciale da avermi mostrato la fotografia dicendomi di averla scattata pensando a me!

La città è Agrigento, il sito la Valle dei Templi...un nome che da solo è già capace di evocare scenari gloriosi e leggendari.
Quella in primo piano è la statua bronzea di Icaro caduto dell'artista polacco Igor Mitoraj, l'unica ad essere stata lasciata come installazione stabile tra le 18 imponenti sculture che nel 2011 erano rimaste esposte lungo la Via Sacra dal mese di marzo fino a novembre. L'ala spezzata che s'intravede dietro la spalla sinistra e gli arti monchi non sono frutto di un incidente, però, bensì il tratto tipico di tutte le realizzazioni di Mitoraj; le sue monumentali raffigurazioni di dei ed eroi, tutte rigorosamente ispirate alla classicità, sono infatti accomunate dall'essere mancanti di una gamba, di un braccio, persino della testa (spesso realizzata da sola in dimensioni altrettanto colossali), quasi a dire il rammarico del fatto che il meraviglioso universo degli antichi sia giunto a noi parziale e frammentato, e allo stesso tempo la gratitudine di averlo potuto almeno in parte conoscere. Mitoraj ha così voluto che il suo Icaro riuscisse perlomeno ad approdare sulla terraferma dove - seppur danneggiato - stesse ben saldo, e questo è molto più di quanto gli era stato concesso dal mito che l'aveva inesorabilmente condannato a precipitare nel mare.
Sullo sfondo il tempio eretto sul sito dell'antica città di Akragas, risalente alla prima metà del I secolo a.C., miracolosamente passato quasi indenne attraverso i secoli e comunemente noto con il nome di Tempio della Concordia (anche se, in realtà, non è dato sapere a quale divinità fosse stato originariamente dedicato e la sua denominazione risalga al XVI secolo).

Uno straordinario connubio di natura e cultura, di arte e paesaggio. Un luogo impregnato di mistero e sacralità, nel quale la Storia aleggia nell'aria ed è davvero possibile respirarla.
Ricordo come fosse ieri il giorno in cui calpestai di persona quella terra...o quando assistetti rapita e incantata alla messa in scena della mia amata Antigone nel teatro greco di Siracusa...o quando ebbi la fortuna di andare in Grecia con i compagni del liceo (Parigi era l'altra destinazione sulla quale noi studenti eravamo stati chiamati ad esprimerci, un'alternativa di tutto rispetto, per carità...ma noi classicisti innamorati e incalliti avemmo la meglio nelle votazioni!) e lì mi beai profondamente di poter passeggiare tra le vie di Atene e di salire alla sua imponente Acropoli, di visitare i siti di Olimpia e Sparta, di passare sotto la Porta dei Leoni di Micene, di sedermi sui gradoni del teatro di Epidauro, di accostarmi a quello che un tempo era stato il centro religioso dell'intero mondo greco, il santuario di Delfi...

Solo "ruderi" per chi nel basamento di una colonna, nei resti della pavimentazione di una strada o nella pianta ancora visibile di una villa non vede che sassi e polvere.
Ma per quelli come me, beh...per quelli come me quei "ruderi" sono più che mai vivi e continuano a raccontare le storie di coloro che magari a quella colonna si erano appoggiati nella speranza che il sacrificio appena celebrato andasse a buon fine e che il dio concedesse loro quanto avevano domandato, che sul selciato di quella strada avevano camminato pieni di speranza o corso colmi di angoscia o trascinato i piedi sentendosi ormai sconfitti, che tra le mura di quella dimora avevano trascorso tutta la loro esistenza vedendovi nascere i loro figli e lasciandoli poi partire alla ricerca della loro esistenza in un'altra dimora..."ruderi" che per quelli come me diventano le vie d'accesso ad un tempo remoto, in bilico tra storia e leggenda, pieno di violenza e di ingegno, traboccante di sapienza e di superstizione, ricco di oscurità e di bellezza, nel quale vivevano uomini così diversi da noi, eppure a noi così somiglianti...

Al suo ritorno nella casa di Sirmione dopo una lunga assenza Catullo scriveva: Nulla procura più felicità / di un animo leggero, senza il peso /
dell’ansia, quando stanchi del cammino / torniamo al focolare e riposiamo / nel nostro letto, assai desiderato, / solo conforto per tante fatiche. / Salve Sirmione bella, tu gioisci / col tuo padrone, e voi gioite linfe / del lago etrusco. Ridete. Si riempia / la casa di risate a gola aperta.

La sentite davvero così lontana la vostra anima dalla sua?
Delle isole e penisole gioiello,
o Sirmione, di quante ne sostiene,
tra laghi risplendenti e mare aperto,
l’uno e l’altro Nettuno, con che voglia,
con che gioia e piacere ti rivedo!
Io quasi non credevo di lasciare
i campi della Tinia e di Bitinia
e di poterti ammirare al sicuro.
Nulla procura più felicità
di un animo leggero, senza il peso
dell’ansia, quando stanchi del cammino
torniamo al focolare e riposiamo
nel nostro letto, assai desiderato,
solo conforto per tante fatiche.
Salve Sirmione bella, tu gioisci
col tuo padrone, e voi gioite linfe
del lago etrusco. Ridete. Si riempia
la casa di risate a gola aperta.

Read more http://www.infonotizia.it/a-sirmione-traduzione-in-italiano-poesia-di-catullo-carme-31-analisi-testo/
Delle isole e penisole gioiello,
o Sirmione, di quante ne sostiene,
tra laghi risplendenti e mare aperto,
l’uno e l’altro Nettuno, con che voglia,
con che gioia e piacere ti rivedo!
Io quasi non credevo di lasciare
i campi della Tinia e di Bitinia
e di poterti ammirare al sicuro.
Nulla procura più felicità
di un animo leggero, senza il peso
dell’ansia, quando stanchi del cammino
torniamo al focolare e riposiamo
nel nostro letto, assai desiderato,
solo conforto per tante fatiche.
Salve Sirmione bella, tu gioisci
col tuo padrone, e voi gioite linfe
del lago etrusco. Ridete. Si riempia
la casa di risate a gola aperta.

Read more http://www.infonotizia.it/a-sirmione-traduzione-in-italiano-poesia-di-catullo-carme-31-analisi-testo/
Delle isole e penisole gioiello,
o Sirmione, di quante ne sostiene,
tra laghi risplendenti e mare aperto,
l’uno e l’altro Nettuno, con che voglia,
con che gioia e piacere ti rivedo!
Io quasi non credevo di lasciare
i campi della Tinia e di Bitinia
e di poterti ammirare al sicuro.
Nulla procura più felicità
di un animo leggero, senza il peso
dell’ansia, quando stanchi del cammino
torniamo al focolare e riposiamo
nel nostro letto, assai desiderato,
solo conforto per tante fatiche.
Salve Sirmione bella, tu gioisci
col tuo padrone, e voi gioite linfe
del lago etrusco. Ridete. Si riempia
la casa di risate a gola aperta.

Read more http://www.infonotizia.it/a-sirmione-traduzione-in-italiano-poesia-di-catullo-carme-31-analisi-testo/

Nessun commento:

Posta un commento