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sabato 9 marzo 2019

Capri, luogo magico di rinascite

Silvia Truzzi
Non avevo minimamente programmato di leggere questo romanzo.
Avevo appena terminato il libro di cui di lì a un paio di settimane avrei discusso in biblioteca con le amiche del GdL ed ero profondamente indecisa sul da farsi; era stata una lettura intensa e travolgente, di quelle che rischiano di far sembrare ogni altra che si affacci poi, del tutto incapace di reggere il confronto.
E, in effetti, all'inizio è stato così. Ho preso in mano Fai piano quando torni semplicemente perché era lì, uno tra i tanti titoli di un elenco interminabile, destinato ad allungarsi in continuazione e condannato probabilmente a non esaurirsi mai (...era stato mio marito a suggerirmelo; mi aveva raccontato di averne letto alcune recensioni ed era sufficientemente sicuro che l'avrei trovato interessante...l'autrice, una giornalista de Il Fatto Quotidiano di cui da tempo apprezzava l'acume e la versatilità).
Così ho deciso di dare fiducia a entrambi, al marito e al libro.

Di sicuro non è stato amore al primo sguardo...tutt'altro!
La protagonista (costretta in un letto d'ospedale che la tiene prigioniera da mesi a causa di un brutto incidente) è una giovane trentaquattrenne, di buona famiglia, assolutamente scostante, cinica, dura e impenetrabile...la coprotagonista (ancorata al letto vicino in seguito ad una caduta e alla conseguente rottura del femore) un'improbabilissima settantaseienne, rumorosa, invadente, quanto mai kitsch. Una coppia del tutto male assortita con cui a fatica riuscivo a stabilire la ben che minima empatia.
Eppure - potere magico della buona scrittura! - quell'empatia poi è scattata e io ho finito per amarle entrambe, difficile dire quale delle due di più...

Perché le storie di donne alla fine ti conquistano sempre, perché nelle loro anime arrivi inevitabilmente a riconoscere una parte della tua, a sentire che la loro paura è stata - o continua a essere - la stessa che accompagna anche te, che i loro sogni e le loro speranze, le loro emozioni ti attraversano e ti sono familiari, come l'abito nel quale ti senti più a tuo agio, come una stanza della tua casa nella quale non puoi che muoverti con assoluta naturalezza.
Così ti lasci trascinare dentro la loro curiosa e bellissima amicizia, ti appassioni alle confidenze che la signora Anna propina alla sua giovane compagna di stanza, divori i capitoli per sapere cosa c'è dietro lo scambio di quelle lettere (a volte così sgrammaticate, ma così piene di cuore!), ti fai piccola e ti accomodi nei meandri delle loro vite così diverse e allo stesso tempo così vicine...donne che paiono provenire da due pianeti diversi (e in effetti, forse, lo sono davvero!), entrambe alle prese con la necessità di dare una svolta alla propria quotidianità e di ripartire, costrette entrambe a confrontarsi con i pieni e con i vuoti delle loro esistenze nel tempo sospeso della malattia, del corpo e dell'anima insieme, un intervallo forzato, certo, e pur tuttavia foriero per entrambe di un'insospettabile grazia.

Finché la storia della giovane Margherita non diventa davvero la tua storia, perché la forza dirompente delle coincidenze a volte riesce ad essere anche più efficace della buona scrittura!
E, mentre ti bevi le pagine che narrano di quei giorni meravigliosi di risveglio trascorsi a Capri, alle immagini suggerite dalla lettura si sovrappongono i ricordi veri di quando eri tu a passeggiare per i lussuosi vicoli e a inerpicarti su per i poetici sentieri, a scaldarti al sole e a godere della brillantezza dei colori, a gustare strepitose pizze col cornicione e sublimi panini alla Caprese...e poi i bagni, i giri dell'isola in gommone, i tramonti, le docce in cortile con la canna perché d'estate - si sa - a Capri l'acqua scarseggia, i Faraglioni e la Piazzetta, le risate, gli amici e quell'amore così speciale di allora che non ti ha mai lasciato...la spensieratezza ritrovata dei vent'anni dopo la tua pausa forzata in un letto d'ospedale, ma più lucida, più consapevole...e tu che ti specchi in Margherita e la sua rinascita che racconta la tua, che sembra sussurrarti "...fai piano, quando torni...", perché al tuo ritorno la vita potrebbe correre secondo un altro ritmo e, se non fai piano, rischi di non riconoscerlo...

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