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venerdì 4 marzo 2016

La scrittura "che porta fuori"

Se state leggendo questo post, forse siete andati anche a sbirciare la descrizione del profilo e forse vi siete lasciati strappare un sorriso, meravigliandovi di non trovare le classiche generalità da curriculum...non sono certo di quelle donne che preferiscono nascondere la loro età, ma sicuramente in quel modo non vi avrei strappato proprio nulla.

Il breve testo che ho scelto come presentazione è in realtà il frutto di uno dei primi esercizi che mi sono stati assegnati al corso di scrittura creativa che ho frequentato qualche anno fa: "Descrivi te stesso ad un estraneo in 500 caratteri".

Di "scrittura creativa" oggi si sente parlare moltissimo...Ma che cos'è esattamente?
Il web applica questa definizione a tutto ciò che si differenzia da testi di tipo strettamente professionale; dunque romanzi, racconti, poesie, lavori destinati al cinema e al teatro...tutto ciò insomma che non abbia né una finalità strettamente informativa né un'utilità pratica immediata.

A me piace pensare che quella creativa sia innanzitutto una scrittura "e-motiva", una scrittura che "porta fuori". Sì, sì, avete letto bene...la lingua parla chiaro: tutto ciò che in italiano ruota intorno al lessico delle emozioni viene dal latino e-movere e indica specificamente uno "spostare fuori da". Ma esattamente spostare chi?...e fuori da dove?

Il primo pensiero va ovviamente al fruitore di questo genere di scrittura, al lettore in pratica, che ne dev'essere rapito e conquistato, ma anche sconcertato, provocato, addolcito o appassionato, "fatto uscire" appunto dallo stato d'animo in cui si trovava prima di confrontarsi con quelle parole.
E questa naturalmente è una regola che già gli antichi maestri del parlare avevano ben chiara; nei loro manuali di buona scrittura personaggi come Cicerone o Quintiliano descrivono proprio il movere ("commuovere") accanto al docere ("informare", "convincere") e al delectare ("catturare l'attenzione") come una delle finalità irrinunciabili della loro arte.

Ciò che forse sorprende è che quei campioni della retorica avevano già compreso la necessità che nella composizione dei discorsi a lasciarsi movere fosse in prima istanza proprio lo scrittore!
Sì, perché l'esperienza dello scrivere, se vissuta a pieno, può riuscire in qualche modo a "stanare" chi vi si cimenta da rigidità e preconcetti; e questo vale per chi, dotato di un certo talento narrativo e di una capacità d'immaginazione non comune, presume di non aver bisogno di studio o di esercizio...ma vale anche (anzi, soprattutto!) per chi questo talento e questa capacità crede di non possederli affatto!
Misurarsi con la scrittura può diventare allora un'esperienza di profonda autoanalisi, dolorosa ed esaltante allo stesso tempo, nella quale mestiere e tecnica orientino istinti intemperanti o mettano in risalto doti insospettate.

Perciò, sia che stiate pensando di pubblicare il romanzo dell'anno, sia che amiate anche solo confezionare un originalissimo biglietto d'auguri, un'appassionata lettera d'amore o un'incredibile lista della spesa, sappiate che state intraprendendo un viaggio meraviglioso dentro voi stessi alla scoperta della vostra anima, perché solo così sarete in grado di toccare l'anima di chi magari vi leggerà!

Ah, comunque di anni ne ho 42.

4 commenti:

  1. Io che a fatica so scrivere un biglietto di auguri mi inchino a tanta capacità di sctittura

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    1. Non ti sembra di esagerare???...Ad ogni modo sono felice di essere riuscita "a portarti fuori"!

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  2. Bello Ila, hai solleticato la curiosità di provare a scrivere come viaggio per entrare e "tirare fuori": la parola come amo, una sorta di pesca e-motiva!mi piace!quasi quasi prendo una biro e un foglio...

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    1. Grazie! Bella questa immagine della "pesca miracolosa"! Ti rispondo con le parole che E. Orsenna (La grammatica è una canzone dolce) mette in bocca ad uno dei suoi personaggi: "Ci sono pescatori che prendono i pesci di superficie con una lenza cortissima e una mosca che fa un ameno balletto sull'acqua. Ma per altri pesci, i pesci del profondo, occorrono reti con molti, molti dolorosi ami".

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