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sabato 26 marzo 2016

Ho paura torero: un libro, una poesia, un inno alla libertà

Pedro Lemebel,
foto di Christian Rodriguez Buchner
Non parla di un'avvincente corrida questo bel romanzo di Pedro Lemebel (apprezzatissimo autore cileno scomparso nel gennaio dello scorso anno).
Non parla neppure esplicitamente di politica, anche se lo scenario è quello cupo e soffocante della Santiago del 1986 e una delle due coppie coprotagoniste è quella formata da Pinochet e dalla consorte; anche se l'organizzazione di un attentato al dittatore è il perno attorno al quale ruota il legame tra l'altro lui della vicenda e l'altra "lei".

Sì, perché è esclusivamente nel privato delle relazioni che la mano sapiente dell'autore ha deciso di costruire i suoi personaggi, è da una prospettiva tutta personale che ha scelto di raccontarceli, dando forma ad una scrittura originale e brillante che ridicolizza gli uni facendosi satira pungente del regime e celebra negli altri la grandezza di un'umanità che, nonostante tutto, continua a trovare dentro di sé le risorse per continuare a lottare.

Non è, dunque, nella consueta veste ufficiale di generale che Pinochet viene ritratto, ma in quella più prosaica di marito, incastrato in un matrimonio che si trascina stanco, in una convivenza ormai mal sopportata. Ridotto a pavido omuncolo, egli trascorre le sue giornate senza pace, frastornato nella veglia dalle incessanti chiacchiere di una compagna sciocca e svampita che insegue le mode e i tarocchi, tormentato nel sonno da presagi di morte e inveterate ossessioni.
Un tragicomico ritratto di famiglia, la rivincita (l'unica possibile) che Lemebel regala a tutte le vittime del tiranno.

Al non-amore di Augusto e della sua petulante First Lady, si contrappone la profondità del vincolo che tiene insieme gli altri due interpreti della storia: la Fata, transessuale attempato ed eccentrico, e Carlos, affascinante giovane studente legato al Fronte Rivoluzionario Manuel Rodriguez.
Profondamente intimi e tacitamente complici, non sono però amanti, almeno non nel modo in cui vorrebbe la Fata; eppure di questa "donna" (che insieme è sempre anche uomo) Carlos non può che subire il fascino al punto da non riuscire più a separare il bisogno che ha di "lei" (per amore di Carlos la Fata ospita nella sua casa le riunioni clandestine dei ribelli) dal piacere di far parte del suo mondo trasgressivo e rassicurante allo stesso tempo.

Non vuole ingannare nessuno Lemebel, che dei risvolti più squallidi e brutali dell'esistenza della Fata non ci restituisce un quadro edulcorato; in "lei" quei tratti di spontaneità, leggerezza (che non è mai superficialità) e poesia, cui tanto cinema ci ha abituato, continuano a convivere con indicibili derive di bestialità e violenza, perché la vivacità del suo agghindarsi e la malinconica dolcezza del suo canto sono riusciti a riscattare solo a tratti lo strazio di una quotidianità ferocemente marchiata dalla discriminazione e dalla solitudine.
Tuttavia, alla fine del libro, ciò che resta non può che essere ammirazione per quest'anima bella che non si è lasciata sopraffare dagli abissi del suo dolore e che ha continuato a sognare, perché forse è proprio questo che Lemebel ha voluto mostrare...che, al di là dei pregiudizi e delle convenzioni, il privilegio di avere accanto qualcuno sui cui riversare e da cui ricevere amore è l'unico possibile antidoto alle crudeltà del vivere.

E allora il titolo, cosa significa?
Non spetta a me spiegarvelo...ora tocca a voi...la Fata è lì, pronta a prendervi per mano e a condurvi per le vie della sua disperata città.

2 commenti:

  1. Intrigante. Invita alla lettura considerando il periodo storico ed i personaggi coinvolti.

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    1. La prospettiva è decisamente originale...è impossibile non lasciarsene conquistare. I gruppi di lettura possono riservare grandi sorprese!

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