Rubriche

Home               Inizia qui               Leggendo con brio               Emozioni in corso               Parole senza tempo

sabato 1 ottobre 2016

Com'era leggere nella parte di mondo dove vivevi tu?

Azar Nafisi,
foto di Flip Festa Literaria
Cara prof.,
noi non abbiamo come luogo di ritrovo il soggiorno di una delle case in cui viviamo, com'è stato per te che hai ospitato nella tua abitazione di Teheran per quasi due anni le 7 studentesse da te prescelte per il tuo speciale gruppo di lettura...
...no, per gli incontri del nostro di gruppo ci vediamo in biblioteca, in una sala peraltro molto accogliente: un bel camino, un pianoforte, un tavolino, sedie e poltroncine, e tutt'intorno scaffali colmi di libri.

Non vi approdiamo nel modo in cui si anela a raggiungere un porto sicuro cui chiedere protezione, una zona franca separata tramite alti cancelli e impenetrabili cinte murarie dal resto di una realtà dalla quale ci si voglia nascondere, almeno per un po'.
Quello che volentieri ci ospita è addirittura uno spazio pubblico, un simbolo della cultura di cui siamo figli, ben radicato nel tessuto di un territorio dal quale ci sentiamo accolti; non abbiamo bisogno di scappare da un mondo che al contrario rimane lì, costantemente presente e ben visibile dalle finestre prive di tende e da un'intera parete a vetrate, che non isola noi e non esclude lui.

Non ci riuniamo con cadenza settimanale (lo so, i vostri seminari si tenevano tutti i giovedì mattina...), ma mensile...a proposito, il prossimo appuntamento è vicino e io non vedo l'ora!
Tuttavia, questa (pur blanda) ritmicità si è trasformata anche per noi in una bellissima consuetudine che si protrae ormai da un paio d'anni e che ogni volta si ripropone identica, quasi fosse una sorta di rito...la certezza di un giorno dedicato che entra nel calendario e nelle agende di ciascuno, la preparazione delle riflessioni da condividere, addirittura il disporsi più o meno nelle medesime posizioni all'interno della stanza (tutte voi avevate finito per fare lo stesso, giusto?...).
Il termine "abitudine" in realtà è parola molto bella: nella storia della nostra lingua esso risale all'antico habitus e rimanda a qualcosa "che indossiamo", "di cui ci rivestiamo", che finisce con l'identificarci, con il caratterizzarci, il costituirci...l'appartenenza al gruppo parla di noi!

Non dobbiamo toglierci un velo nero per poter riprendere d'un tratto i nostri colori, per tornare ad essere - con le tue parole - "ognuna il proprio sé"; quello era il primo gesto che compivano le tue allieve al loro arrivo in quell'oasi furtiva e segreta che vent'anni dopo la Rivoluzione avevi finalmente deciso di regalare a te stessa e a loro.
Al contrario di voi, abbiamo la fortuna di poter arrivare già a colori, ognuna con il proprio stile, ognuna libera di mostrare "quel proprio sé". Eppure, nel corso di questi preziosissimi rendez-vous - anch'essi nati dal piccolo grande sogno di una di noi, che non diversamente da te ha sempre amato i libri e la letteratura - in fondo ce lo togliamo ugualmente un velo, quello della riservatezza e della discrezione, perché raccontando del libro letto finiamo inevitabilmente per raccontare di noi, per svelarci agli occhi di chi ci guarda e ci ascolta.

Mentre ti leggevo, quante volte ho immaginato di essere seduta in mezzo a voi...quante volte ho fantasticato di essere io ad ospitarvi...
Ti capisco bene, sai, quando racconti con stupore di come personalità così diverse e lontane tra loro siano arrivate a condividere un'intimità tanto profonda...nemmeno noi ci conoscevamo tutti all'inizio; la passione che ci accomuna ci ha fatto incontrare e ci tiene insieme.
Ho spesso sorriso in silenzio, immaginandoti sola in quel rifugio fuori dal tempo al termine di una lunga giornata di chiacchiere e confidenze, mentre l'aria continuava a riecheggiare delle infinite parole dette e di quelle taciute, di quelle esplose e di quelle trattenute a stento...e mi sono ritrovata a pensare ai miei ritorni a casa dopo le discussioni e i confronti, con gli occhi stanchi non più capaci di rimanere aperti e la mente ancora troppo in fermento per riuscire ad abbandonarsi al sonno.
Quanti viaggi e quante avventure, quanti dentro e fuori dai romanzi, quante partenze e quante fughe nella fantasia, quanti ritorni al quotidiano, quante lezioni rifiutate, quante imparate, quante emozioni ritrovate e quante scoperte...

Possono due anime, le più distanti e diverse che si possa immaginare, ritrovarsi così affini e complici nello spazio di una pagina di libro?
Arrivederci cara prof., è stato un onore conoscerti...spero di rincontrarti presto nelle parole di un'altra grande storia!

Nessun commento:

Posta un commento