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domenica 13 maggio 2018

Haiku...mania

La grande onda presso la costa di Kanagawa
di Katsushika Hokusai
Cinque sillabe,
altre sette sillabe,
infine, cinque

Che cos'è? E' l'ossatura metrica dell'haiku, breve componimento poetico diffusosi in Giappone a partire dal XVII secolo...o meglio formatosi in quel periodo sulla base del più antico e complesso waka (detto anche tanka) che risaliva addirittura al IV secolo e che comprendeva altri due versi di sette sillabe ciascuno oltre ai tre iniziali, poi confluiti appunto nell'haiku...anche se, a dire il vero, non si dovrebbe neppure parlare di sillabe, bensì di "more" (in giapponese on), ossia delle unità di suono che in fonologia individuano la durata di pronuncia di una sillaba cosiddetta "breve" e sul cui computo si strutturava anche tutta la poesia greca e latina.

Come ne sono venuta a conoscenza? Beh, ovviamente grazie ad un breve corso che ho avuto la fortuna di frequentare lo scorso ottobre sotto la straordinaria direzione - indovinate un po' di chi? - di Paola Buonacasa!...ebbene sì, ancora e sempre lei, la docente meravigliosa di scrittura creativa che già anni fa mi era stata di grande ispirazione e che ancora una volta è riuscita a trasmettermi la sua incontenibile passione per la lingua e le sue infinite potenzialità...
Così ho avuto la possibilità di accostarmi a questa forma originalissima di arte, di apprezzarne il valore, di scoprirne i segreti...a partire dal fatto che, contrariamente a quanto potrebbe in apparenza suggerire la sua forma semplice, essa in realtà è sempre il risultato di un'attenta ricerca condotta sulle parole e allo stesso tempo sulle proprie emozioni, un vero "lavoro di fino", un preciso labor limae come lo chiamerebbero i miei antichi, capace di coniugare in maniera sorprendente la stringente brevità del suo schema con una rigorosa sintesi di pensiero e di immagine, e di generare magicamente nello spazio conciso delle sue tre frasi un universo strabordante di pensieri e sensazioni.

Un'ulteriore conferma - se ancora ce ne fosse bisogno - del fatto che le regole non rappresentano affatto degli ostacoli per la creatività, ne sono semmai l'indispensabile trampolino di lancio.
E di regole gli haiku della più autentica tradizione nipponica ne hanno tante, prima fra tutte l'immancabile presenza al suo interno di un kireji, ossia di una "parola che taglia" e che è il perno del loro tipico andamento a contrasto; un very japanese haiku - come l'abbiamo giocosamente definito durante il corso - è quello che contiene almeno un kiru, una cesura forte, un capovolgimento di significato tra il primo e gli altri due versi, oppure anche tra i primi due e l'ultimo.
Col tempo questa tecnica compositiva ha iniziato a raccogliere consensi e seguaci anche nei paesi occidentali che fin da subito si sono, tuttavia, mostrati più elastici in merito alla lunghezza dei singoli versi, pur nel rispetto delle 17 sillabe complessive. Il primo haiku di cui si abbia notizia fu scritto dall'olandese Hendrik Doeff agli inizi dell'800. Uno dei più famosi uscì, invece, dalla penna del grande Stephen King durante la stesura di It: Brace d'inverno / i capelli tuoi / dove il mio cuore brucia è la dedica che il timido e impacciatissimo Ben Hanscom regala alla sua bellissima compagna di scuola Beverly Marsh...dite la verità, non ci avevate mai dato troppo peso, vero?

Ma di cosa racconta esattamente un haiku? Beh, per esempio di un oggetto, di un nome, di un momento di bellezza...trova ispirazione nelle cose piccole e vicine di ogni giorno, in scene rapide e intense, delle quali cerca di trasmettere le sensazioni, senza però fornire alcuna spiegazione (ecco perché gli haiku non hanno titolo!), ma lasciando che tutto trovi compimento nel cuore dei lettori.
In effetti, i very japanese haiku non mirano neppure a descrivere sensazioni; si limitano a ritrarre quegli elementi della natura che per qualche ragione abbiano una consonanza con qualche aspetto dell'esistenza umana, senza interpretazioni, senza giudizi...un very japanese haiku contiene sempre un kigo, ossia una parola o un'espressione codificata che faccia riferimento alla stagione dell'anno in cui è composto o a cui è dedicato...Così scrisse Basho, uno dei più grandi maestri del genere, vissuto nel XVII secolo e autore di un numero sbalorditivo di componimenti: Il vecchio stagno / una rana si tuffa / rumore d'acqua...

...eppure, come non rimanere a dir poco stregati dalla divertente sagacia e dai toni pungenti dei versi che Beth Griffenhagen ha raccolto nel suo Haiku per ragazze single, una spassosissima carrellata di situazioni imbarazzanti e appuntamenti disastrosi, domande impertinenti di parenti ficcanaso, sogni, delusioni e desideri con cui oggi una giovane donna sola si trova quotidianamente a fare i conti? Un assaggio? A volte penso / a una vita diversa / con scollatura!

Ed ora a voi...chi ha voglia di cimentarsi in un suo strabiliante personalissimo haiku?
La prossima volta vi svelerò i miei...

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