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sabato 2 aprile 2016

La lingua in movimento


Uno dei consigli più preziosi che mi siano mai stati dati in fatto di scrittura mi venne regalato da una giovane ricercatrice in Filologia Classica nei mesi immediatamente successivi alla laurea e aveva a che fare con la necessità di "estromettere il poliziotto dalla testa".
In realtà, che il consiglio fosse prezioso, l'ho capito molto dopo, perché confesso che al tempo non ne colsi a pieno il significato...ma per fortuna la vita è fantasiosa e ha trovato il modo di illuminarmi.

Avevo iniziato da poco a frequentare un gruppo di lettura nella biblioteca di un paese vicino a casa ed ero immersa da qualche mese nella stesura di un lavoro per me molto importante (...a suo tempo vi parlerò anche di quello!), quando arrivò la proposta di partecipare ad un corso di scrittura creativa; ne fui subito incuriosita, anche se non sapevo bene cosa aspettarmi...tuttavia l'entusiasmo di chi già vi aveva preso parte (legato principalmente al fatto che la docente sarebbe stata la medesima della precedente edizione) mi contagiò.

Così ebbi finalmente modo di guardare in faccia il famoso "poliziotto", perché fu chiaro sin dal primo appuntamento che uno degli obiettivi del percorso era di aiutarci a togliere potere a questo giudice inflessibile che ognuno ospita inconsapevole nella propria mente e che si risveglia ad ogni tentativo di scrittura, e di smarcarci dagli antipaticissimi ritornelli delle sue sentenze non richieste..."ma chi vuoi che ti prenda sul serio?"..."non credi di essere ridicolo?"..."chissà cosa penseranno di te!"...
Le modalità attraverso le quali questa operazione si realizzò furono, tra l'altro, una sorpresa ancora più grande, perché fummo invitati letteralmente a GIOCARE con la lingua e scoprimmo quanto può essere liberante divertirsi con un foglio bianco in una mano e una matita nell'altra!

A intervallare momenti molto intensi di lettura e condivisione, di composizione e autoanalisi, eccoci dunque alle prese...con i nani che, a differenza di quanto comunemente si pensa, non sono mica 7, ma molti, molti di più...ci sono Truciolo (il nano falegname) e Mestolo (il cuoco), e ancora Sandalo (il calzolaio) e tanti altri ancora...
Per non dire dell'esperimento (direi ben riuscito!) di tradurre una delle favole che La Fontaine riprese dal grande Esopo in un linguaggio fatto di parole assolutamente fantasiose, che solo per assonanza o analogie di altro genere lasciassero intuire da quali vocaboli reali si fossero originate...il risultato fu La salmìa e le cracche...chi di voi indovina di quali animali si tratta?
E ancora...ci trovammo a dover inventare nomi mirabolanti per nuvole dalle forme più svariate e a trasformare una lettera dai toni decisamente insipidi in un'altra che lasciasse inequivocabilmente trasparire l'ira del mittente nei confronti del suo destinatario...

Fu incredibile scardinare schemi, sperimentare, lasciarsi guidare per quelle vie inusuali...ma anche più incredibile fu percepire grazie a quelle vie inusuali (all'apparenza semplici parentesi di leggerezza!) l'infinita capacità espressiva della lingua e sentire la creatività espandersi....chissà se vi è risultata evidente la letterale assenza della "o" da queste ultime righe...
Perché ogni gioco ha le sue regole...anzi, senza regole è persino impossibile mettersi a giocare...e la ludolinguistica di regole ne ha tante. La sua grandezza sta proprio in questo, nell'aiutare chi vi si cimenta a fare pace con il proprio desiderio di raccontare e raccontarsi, riscoprendone tutto il piacere...nel far avvertire le richieste (rigorose!) e i vincoli (ineludibili!) posti dai suoi piccoli esercizi non come freni all'ispirazione, ma come detonatori capaci di scatenarla...nell'indicare persino nelle rigide norme della buona scrittura delle preziose indispensabili alleate, cui affidarsi senza timori per dare forma ai propri pensieri.
Scrive Erik Orsenna nella sua delicatissima favola: "...le parole sono come le note. Non basta metterle insieme. Senza regole, niente armonia. Niente musica. Soltanto rumori. La musica ha bisogno di solfeggio, così come la parola ha bisogno di grammatica...".

Ricordo con piacere che la mia scrittura di allora attinse da tutto questo nuova linfa ed entusiasmo e, a dire il vero, anche la scrittura di oggi continua ad attingervi, perché per quanto mi riguarda quel corso non si è affatto concluso al termine degli incontri previsti...del resto, si sa, l'abilità di un bravo insegnante sta proprio nel riuscire a trasmettere l'amore per la propria materia e Paola Buonacasa un'eccellente maestra lo è stata davvero!
LiberidiMente è il libro da lei pubblicato un paio di anni fa...avrebbe forse potuto avere un titolo diverso?

4 commenti:

  1. É un piacere leggerti. Per chi come me, poi, ha sempre prefetito i numeri alla letteratura fai conoscere qualcosa di completamente nuovo.

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    1. Beh, tu però sei sempre stato (e sei tutt'ora) un grande appassionato di enigmistica che, in fondo, si differenzia dalla ludolinguistica solo per il fatto che dietro i suoi giochi si nascondono soluzioni da indovinare!

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  2. Che bello leggeri Ilaria!! Hai descritto molto bene cos'è la scrittura creativa. Trovare qualcuno che sappia descrivere così bene le mie emozioni è impagabile. Ringrazio sempre la nostra Biblioteca che attraverso il Gruppo di Lettura mi ha dato modo di conoscerti. Grazie

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    1. Ogni tanto si fanno bilanci sulla propria vita. Nei miei, la decisione di iniziare a frequentare il GdL compare senza dubbio nell'elenco delle "ottime scelte" per tutto ciò che inaspettatamente e abbondantemente ne è conseguito...relazioni, scoperte, opportunità...Grazie a te, carissima!!!

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