In chi come me ha sempre vissuto in una piccola cittadina attorniata da campi e cascine, la consapevolezza del suo insostituibile ruolo è praticamente congenita...come lo è, del resto, il sapere di non poter attraversare in auto la campagna in certi periodi dell'anno senza chiudere necessariamente le bocchette dell'aria, per evitare di venire asfissiati dalle pungenti "fragranze" che invadono l'abitacolo...o il doversi subito pentire, quando - sempre in quei periodi - si cede alla sana abitudine mattutina di spalancare le finestre di casa per arearne gli ambienti...
Eppure, scommetto che, dopo aver letto questo post, non guarderete più un mucchio di concime con gli stessi occhi. Non ci credete?...State un po' a sentire...
Tanto per cominciare, va detto che il termine "letame" ha inaspettatamente molto in comune con la "letizia". Di fatto non sembrano esistere due realtà più diametralmente opposte tra loro...la tangibile materialità dell'uno pare addirittura fare a pugni con l'eterea incorporeità dell'altra...
Nondimeno, non solo la storia linguistica di entrambi li riconduce all'identica parola laetus, ma questo aggettivo (che risale ad una fase molto antica della lingua e della cultura latine), prima ancora di venire usato nella più tarda accezione di "lieto", aveva il significato originario di "fertile"! E in fondo, se ci pensate bene, non è difficile immaginare come in una società a carattere prettamente rurale - quale quella degli antichissimi romani - il concetto di "prolificità" della terra rivestisse un ruolo assolutamente centrale...dalla produttività dei campi e dall'abbondanza dei raccolti dipendevano, infatti, il sostentamento e il benessere degli uomini, in pratica la loro serenità.
La felicità, dunque, come conseguenza della prosperità.
In questo modo, solo col passare del tempo e solo nell'ottica di una progressiva astrazione nell'impiego dei vocaboli, tutto il lessico relativo alla laetitia (e da essa derivato) si è a mano a mano caricato delle valenze specifiche di "beatitudine" e "contentezza".
D'altro canto, espressioni come "paesaggio ridente" o "gioia feconda", cui abitualmente ricorriamo, non continuano forse a testimoniare questo antico sovrapporsi e intrecciarsi di sensi?

Chissà, in un fantasioso dizionario alternativo della lingua italiana, nel quale alle parole venisse davvero riconosciuto tutto ciò che di straordinario sono in grado di esprimere e persino quelle generalmente più bistrattate potessero trovare il loro riscatto, alla voce "letamaio" si potrebbe addirittura leggere "magazzino del buonumore", "scorta di spensieratezza", "riserva di allegria"...
Riuscite ad immaginare circolo più virtuoso di questo?
Che dite?...scommessa vinta?
Veramente le parole ci sorprendono ogni volta con i loro tremila significati questa direi che è una interpretazione veramente incredibile
RispondiEliminaGià!...l'importante è tenere accesa la voglia di lasciarsi sorprendere...ci sono meraviglie in attesa di essere scoperte!!!
EliminaNulla da eccepire, anche se l'olfatto ci porta da un'altra parte. Conoscendo, però, il vero significato delle parole è bello capirne le diverse sfumature.
RispondiEliminaIn effetti, qui lo sforzo di immaginazione necessario è notevole...ma ampiamente ripagato, direi!
Elimina...e volendo allargare il cerchio fino a comprendere registri anglofoni/francofoni e dialettali, c'è da rimarcare come letame/liquami in Lombardia sia "giüs" stretto parente di Juice/jus che invece sta per "succo" "linfa"...
RispondiEliminaUna delle tante vite parallele, di cui mi piacerebbe poter disporre per avere un po' di tempo in più, sarebbe sicuramente riservata agli studi di linguistica comparata...solo il nome è tutto un programma!!!
EliminaChe scoperta appassionante! Grazie, Ilaria.
RispondiEliminaGrazie a te, cara! Questa "chicca" è stata una scoperta davvero appassionante anche per me!
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