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sabato 23 luglio 2016

La Via Lattea: tra scienza e mito

Estate...tempo di notti passate col naso all'insù a scrutare il cielo, a rimirarne le magiche trame, a fissare l'oscurità nella speranza di cogliere il fulmineo passaggio di un frammento celeste...sulla sabbia fine di una spiaggia, sulla terrazza di una casa appena fuori città a caccia di un po' di frescura, ai bordi di una pineta di montagna dove a tutto quel mistero sembra di essere un po' più vicini.

E la mente si perde, inizia a vagare, vacilla e sogna di fronte all'immensità delle distanze, davanti all'enormità di interrogativi che chissà se avranno mai una risposta...
Se si è abbastanza lontani dalle luci degli uomini e non è tempo che l'amica luna irradi ovunque il suo chiarore, si riesce anche a distinguere senza fatica quella striscia bianca che ci ospita, quella scia luminosa che è la nostra casa.

Via Lattea: è un nome che viene da lontano. Così la chiamavano gli antichi Romani, Via Lactea o Orbis Lacteus ("Circolo Latteo"), e prima di loro in Grecia essa era definita Gala ("Latte") o Kyklos Galaxìas ("Cerchio di Latte"). Ma perché il latte?
Racconta il mito che l'infedelissimo Zeus avesse avuto da una donna di nome Alcmena il piccolo Eracle e che avesse poi accostato il neonato al seno della sua sposa Era, ignara e dormiente, in modo che il bimbo ne succhiasse il divino nutrimento e divino diventasse pure lui. Pare che nel bel mezzo dell'allattamento l'inconsapevole nutrice si fosse destata e avesse repentinamente allontanato da sé l'innocente poppante; il latte così fuoriuscito dal petto della dea sarebbe schizzato nel firmamento dando origine alla nostra che è la galassia per antonomasia!

Già perché poi curiosamente questo termine è passato ad indicare anche tutti gli altri sistemi di stelle e pianeti che nulla hanno a che vedere con il nostro sconfinato angolino di universo.
Eccesso di protagonismo? Delirio di onnipotenza? Certo che no...è sufficiente dare un'occhiata ai tanti nomi con i quali la Via Lattea è stata e continua ad essere indicata nelle varie lingue e culture del mondo per riconoscere la comune tendenza a proiettare nello spazio ignoto ciò che è familiare sulla terra, nella speranza di rendere un po' più a portata di pensiero ciò che è impossibile comprendere a pieno e che per questo affascina e insieme spaventa anche un po'.
Perché no, dunque? In fondo è bello che persino il cosmo parli di noi, che racconti chi siamo, che faccia memoria della nostra storia, in attesa magari di incontrare gli abitanti di altri mondi e di scoprire in che modo essi abbiano denominato le enormità che ci sovrastano, quali tradizioni li abbiano accompagnati, di quali miti essi si siano a loro volta nutriti.

6 commenti:

  1. Non avevo mai pensato che la parola "galassia" avesse la radice nel latte!
    Mi piace quest'immagine dove si mostra il nostro vicinato stellare e si manifesta l'enormità della nostra Galassia

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    1. Bellissima l'immagine!!!...l'infinitamente grande che diventa infinitamente piccolo a confronto con l'immenso che lo contiene e lo abbraccia!

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  2. Meraviglioso questa prospettiva verso l'alto, capace di bucare il tempo e attraversare le culture e che fa sì che ogni uomo ritrovi frammenti di sé neLloyd’s sguardo di un altro!

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    1. Calziamo scarpe diverse, ma calpestiamo la stessa terra e ammiriamo lo stesso cielo...basta guardare in alto per ritrovarci parte delle stessa incredibile storia! Io trovo che sia assolutamente affascinante!

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  3. Mi trovo a scrutare il cielo poche volte dovrei imparare a farlo più frequentemente

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    1. A volte basta cambiare prospettiva perchè tutto, dentro e fuori di noi, ci appaia sotto una luce diversa...e quella "verso l'alto" ha davvero molto da dirci!

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